Per essere percepite, la poesia, l’arte, devono suscitare empatia, cioè il piacere di condividere come proprio il messaggio dell’autore, di riconoscere in esso il messaggio che inconsapevolmente attendevamo.
11. Quale espressione è più propizia alla comunicazione, rectius alla rivelazione poetica? La comunicazione pura, da pensiero a pensiero, non esiste. Così come, per converso, non esiste una comunicazione esclusivamente attraverso il linguaggio. Sulla scia del filosofo esistenzialista francese Maurice Merleau-Ponty, i semiologi distinguono tra parole parlate e parole parlanti. Le prime sono quelle inflazionate, abusate, avvizzite dalla chiacchiera quotidiana e dal fregolismo dei media, i necrologi del pensiero (Stanislaw Lec). Le parole parlanti sono le parole che si sanno far ascoltare. Farsi ascoltare, comprendere, stimolare la riflessione – sottraendoci allo stordimento e all’indigestione provocati dal diluvio indiscriminato di messaggi che ci sommerge – è il fine dell’eloquenza. Quando quel risultato è raggiunto il semiologo registra il suo successo. Per la poesia questo non basta. La poesia non può adagiarsi, appiattirsi su parole smorte, sciupate, abusate, inerti non meno (e anzi molto di meno) dell’eloquenza, data l’importanza che nella…
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