Quelli che ballavano erano visti come pazzi da quelli che non sentivano la musica.
( Friedrich Wilhelm Nietzsche)
Sono nata a Roma il 5 di Giugno del 1976. Ho vissuto gran parte dell’infanzia e dell’adolescenza in campagna al limite della periferia romana circondata da boschi di pini e dal profumo del mare. Di natura ipersensibile, ho sempre coltivato l’amore per l’arte in ogni sua forma, trovando rifugio e ispirazione nella danza, nella musica, nella scrittura e nella pittura nonché nel mio mondo a stretto contatto con la natura, popolato di visioni, intuizioni e immagini fantasiose. Gli studi classici e la passione per la lettura mi hanno portata ad amare profondamente la poesia, questo modo speciale di comunicare le emozioni mai totalmente espresse nelle loro sfumature, circoscritte nei limiti angusti della parola. Ricordo ancora una lettura del mio professore di latino e greco,Vittorio Todini, durante il ginnasio, quel giorno la nostra lezione fu: ascoltare la poesia. Ci lesse alcune liriche di Saffo e la sua voce, rauca per le tante sigarette fumate, fu un ponte verso il passato. Sentii una profonda riconoscenza salirmi dentro, l’amore per la poesia correva su quelle parole lette come una folgore, io ne fui attraversata. Il “temibile” Todini una volta mandò a chiamare i miei genitori, egli si disse preoccupato per me e per la mia timidezza, si rivolse a mia madre così: “Valentina avrà sempre a soffrire a causa del suo carattere e patirà molto”. Fu profetico e lo ricordo sempre con molto affetto e stima per i suoi preziosi insegnamenti, per la passione che mi ha trasmesso ma anche per la grande sensibilità e intelligenza emotiva.
”La poesia non è un combattimento di parole, un’orazione in rima o una mescola d’immagini incollate a caso, la poesia è l’affioramento emozionale di un sentimento antico, del vivere presente, di un ragionamento assente, fatto proprio e intriso di sé fino al midollo della parola. La poesia trasuda il poeta e il lettore, leggendo, diventa poeta egli stesso, immergendosi in simbiosi nel medesimo sentire. La poesia, piccolo punto d’osservazione sul mondo, attraverso il lettore diventa occhio universale.”
In questo passaggio definisco il mio concetto di poesia, mettendo l’accento sul fattore emozionale dell’ispirazione poetica, quel fattore che descrisse bene Giuseppe Ungaretti affermando “Il punto di partenza della poesia è la disperazione spinta ai suoi estremi” una disperazione che però deve farsi miccia di un fuoco sempre più grande fino a diventare, come accade nella poesia autentica, “occhio universale”.
Qualcuno mi ha definita “la poetessa degli alberi in occasione della conferenza “L’Albero è rappresentazione di Vita” a Roma -Trastevere- . Non amo essere inserita nel limite ristretto delle definizioni e, probabilmente, non mi sento all’altezza di questo compito. Gli alberi sono varchi verso mondi nuovi, antenati cui tutto il genere umano appartiene:io appartengo a loro, da sempre; è scritto nel mio seme di nascita. Gli alberi hanno un proprio canto, è di quel canto che mi faccio portavoce, come si può restare fermi, infatti, quando si è attraversati dalla musica?
La stessa corrente di vita
che scorre nelle mie vene,
notte e giorno scorre per il mondo
e danza in ritmica misura.
E’ la stessa vita che germoglia
gioiosa attraverso la polvere
negli infiniti fili dell’erba
e prorompe in onde tumultuose
di foglie e di fiori.(Rabindranath Tagore)
La danza è ritmo, la poesia è ritmo, la vita stessa lo è . La natura tutta è una meravigliosa danza e la poesia, figlia di questa danza, è il suo canto.
”Il fascino della poesia autentica – afferma Fuad Rifka in un’intervista poco prima della recente scomparsa – è che parla al cuore oltre che alla testa e sospende per qualche istante lo scorrere del tempo offrendo la possibilità di una messa a fuoco, di un’illuminazione, cioè di una rivelazione.”
Oggi e dal 2007 vivo in Valdichiana, tra i Chiari e le Crete, dove la natura è protagonista indiscussa, e in questa nuova realtà si è rivelata la lontana vena poetica che si è fatta paladina di madre terra, in un sentore di riconoscenza, incanto, gioia, amore e commozione. La mia crisi personale è stata lo stimolo decisivo che mi ha portata, attraverso un lungo percorso introspettivo, a esprimere me stessa,a scrivere e pubblicare i miei pensieri poetici fino allora affidati solo alle foglie e al vento. Ciò mi ha permesso di avvicinarmi ulteriormente alla mia essenza e al contempo di trovare nuovi stimoli creativi, ripercorrendo in questo processo a ritroso, la trama dell’esistenza, come un viaggio metafisico, attraverso alberi parlanti, sogni, emozioni e trasformazioni.
Nella poesia, in quello spazio magico che non impone mai troppi limiti, pervasa dallo spirito della natura, si accende il bisogno di comunicare. Gli alberi sono i protagonisti, esseri speciali dotati di un’aura mistica e protettiva, fonte d’ispirazione, nonché testimoni straordinari, della battaglia ecologica, ormai sempre più attuale, a difesa della terra. “Quello tra i poeti e gli alberi è un contatto e un confronto antico” così Edoardo Albinati introduce il lettore alla scoperta di “Arbres” (1968)di Jacques Prévert. L’albero –continua Albinati- è soprattutto la ritrosa ed enigmatica proiezione del silenzio della natura che il poeta deve far parlare, cui lo scrittore presta la sua voce.
”Un tempo/ gli alberi /erano persone come noi /ma più solidi/più felici/più innamorati forse/più saggi/Tutto qui. (J. Prévert)
Ma la poesia non deve essere solo un canto lirico d’intrattenimento o una mera speculazione interiore, perché, come afferma l’antropologa e poetessa Marcia Theophilo
“la poesia è l’unico strumento libero, vero, senza condizionamenti, che può colpire il cuore e la mente degli uomini.[ …]. Attraverso la poesia, tutti possono capire che gli alberi siamo noi, e che noi siamo alberi.[…] Ogni presenza è testimone del suo permanere e del suo tramutare e trasformarsi nelle ore e nelle vicende della luce.”
La fama fine a se stessa oggi non ha senso, la poesia rinchiusa nei cassetti geme di rabbia rivendicando il ruolo pungolante di denuncia che le spetta, oggi i veri eroi, i tessitori della trama sociale, sono le persone comuni, i guerriglieri verdi, quelli cui, scrive Prévert, i passanti saranno riconoscenti:
“Quello che pianterà /un albero segreto/ in Rue de Pillet –Will /non vedrà il suo nome inciso/su nessuna facciata/ ma i passanti senza saperlo/gli saranno riconoscenti/ascoltando/in questa strada accattona/stretta e vedova di tutto/un’arietta musicale/verde/insolita/salutare .”
La mia poesia, citando Fuad Rifka, è una poesia “semplice come il pane” in cui la persona comune può identificarsi e diventare lettore-protagonista. E, come per il pane, che continua a lievitare anche dopo la cottura, le molteplici chiavi di interpretazione consentono ai versi di vivere ancora oltre la lettura mediante due punti di osservazione: quello antropocentrico, in cui il proprio vissuto emozionale viene messo a nudo, e quello più sacro, metaforico e sottile che fa parlare gli spiriti della natura. Queste “due voci” s’intrecciano e si fondono permettendo al lettore, come in un viaggio sciamanico alla ricerca del significato profondo delle proprie emozioni, di entrare e uscire dalla trasfigurazione mistica della poetica. In quest’ottica al contempo visiva e visionaria provo a far parlare la natura in una simbiosi che a volte si fa vera e propria metamorfosi, trasfigurazione di un sentimento personale che,attraverso la parola si espande e vola altrove.
“La poesia è come il pane: semplice e sacra. È un filo elettrico in grado di connetterci con l’infinito, con la natura, con l’anima del mondo. È come la preghiera dei mistici, senza più lingua di appartenenza, senza marchi di religioni superiori, senza confini”( Fuad Rifka)
La mia voce è piccola come quella di una formica, anche loro infatti comunicano con la voce, per questo mi firmo:
n a n i t a

Letture scelte da Alberi di Jacques Prévert, voce : Valentina Meloni musica:Georg Philipp Telemann, Adagio, concerto in D minore per oboe. Ascolta
Complimenti Valentina il tuo sito fb è bellissimo e le tue poesie sono toccanti e sagge. Se ti dovessi dare un voto come si faceva alle elementari scriverei
Bravissima.
…anche da parte degli alberi.
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Alfonso ti ringrazio per essere passato a trovarmi e per aver dedicato tempo e riflessioni alla “parola degli alberi”. La forza che sprigionano s’imprime con delicatezza sulle dita di chi li ama, ed è un contagio a cui si può felicemente aspirare…
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