
Oggi un mio haiku dalla raccolta di prossima pubblicazione “Usei-il suono della pioggia” pubblicato su Haikuniverse del 14/09/2023
fresca la pioggia
sugli alberi assetati
— bere con loro
fresh rain
on the thirsty trees –
I drink with them

Oggi un mio haiku dalla raccolta di prossima pubblicazione “Usei-il suono della pioggia” pubblicato su Haikuniverse del 14/09/2023
fresca la pioggia
sugli alberi assetati
— bere con loro
fresh rain
on the thirsty trees –
I drink with them


Un mio haiku pubblicato nel blog di Charlotte DiGregorio
canto notturno —
si perde tra le stelle
una promessa

Il poeta e traduttore Eldar Akhadov (Эльдар Ахадов) ha tradotto in russo e pubblicato su uno dei più importanti siti russi di poesia Poesie.ru

alcuni miei testi tra cui haiku (Elegia per Sergio Menichetti) e poesie(Lettera di un bambino siriano alla sua mamma, Ho abbracciato un Gingko, Un fiore non è mai lo stesso, La bambina che parlava agli alberi).
Qui puoi leggere i testi tradotti.
Le poesie saranno anche pubblicate in un libro di cui potete vedere la copertina qui


Eldar Akhadov è nato nel 1960 a Baku in Azerbaigian ma vive a Krasnoyarsk nella Russia siberiana centrale. La sua poesia è di ardua traducibilità perché usa un linguaggio particolarmente ambiguo, polisignificante, analogico, nello sforzo di dare espressione alle ondate visionarie che attraversano la mente. È una poesia iscritta profondamente nel cuore della natura e dei suoi cicli, sulla quale esercita una continua interferenza il pensiero, in una chiave filosofica che può ricordare le antiche teogonie aggiornate alle acquisizioni della ricerca scientifica di oggi, in particolare nelle prose poetiche.
(Da una nota di Paolo Ruffilli)

Oggi su Scarlet Dragonfly un mio haiku
orsa maggiore —
qual è la mia strada
ancora non so


Tre miei #haiku pubblicati in russo sulla prestigiosa rivista “Иноостранная литература” “Letteratura Straniera”.
I miei ringraziamenti a Pavel Aleshin, traduttore ed Emilia Mirazchiyska.
del fiore colgo
il dono suo più bello:
offrirsi al vento
у цветка беру
я самый прекрасный дар:
вверяться ветру
campo di grano
piegato dal vento anche
il mio cuore
поле пшеницы
ветром согбенное как
и мое сердце
malinconia –
le nuvole vaganti
nel cielo immenso
меланхолия –
блуждающие тучи
в огромном небе
Pavel Aleshin – poeta, traduttore, storico d’arte. Nato nel 1990 a Mosca. Autore di alcune
raccolte di poesie e di traduzioni, e anche della monografia Династия д’Эсте. Политика
великолепия. Ренессанс в Ферраре (Слово, 2020) [Dinastia d’Este. La politica della
magnificenza. Rinascimento a Ferrara (Slovo, 2020)].

Accendere una lampada e sparire –
questo fanno i poeti –
ma le scintille che hanno ravvivato –
se vivida è la luce
durano come i soli –
ogni età una lente
che dissemina
la loro circonferenza –
(The Poets lights but Lamps, da Tutte le poesie, Mondadori, 1997 – Traduzione di Marisa Bulgheroni)
Questo fanno i poeti ed è ciò che prova a fare anche Antonio Merola nel suo atteso esordio poetico “Allora ho acceso la luce”. Un “allora” che presuppone un antefatto che è facile ritrovare nei primissimi versi della sezione “La vecchia casa” dove l’esergo è di Emily Dickinson, giusto il primo verso di:
| How much of Source escapes with thee – How chief thy sessions be – For thou hast borne a universe Entirely away. | Quanto della Sorgente fugge con te – Come sono importanti i tuoi incontri – Perché un universo intero Ti sei portato via. |
(Traduzione di Giuseppe Ierolli)
L’antefatto è un ricordo: “…la povertà della casa/quando non avevamo ancora la corrente, ogni bolletta/costava una madre o una schiena e minorava l’esistenza”
Per questo accendere la luce è un lusso ma, accendere una luce su un più vasto mondo, una salvezza:
“dovevamo inventarci ogni volta la fuga/così da scarnare il mostro nella macchia” e poi ancora: “Avevamo bisogno di una famiglia immaginaria/per cercare la tregua” e ancora: “Hai cominciato di nuovo a scappare ai margini/di un mondo infinito…”
Eppure ci si ritrova a chiedersi ancora una volta: “esistono ancora luoghi nel mondo dove fuggire?”
La scrittura allora non è fuga dalla realtà: “bisognava capire che la fuga era impossibile” ma andare alla scoperta in un mondo oscuro: “Voglio essere come un forestiero nel mondo degli uomini” e la luce, le stelle sono di nuovo una guida per chi si avventura: “C’è chi accende lampioni nelle foreste”.
Ogni poesia è un piccolo racconto che non scade mai nella cronaca, c’è il gioco, la fiaba, la piccola ironia, lo stupore e il disincanto dei bambini che crescono in fretta: “Così sono diventato grande prima del tempo”
“C’era una volta
Un principe bianco. Era nero.
Il principe bianco: fatto di buio.
Ma lo nascondeva bene bene dentro.”
Il verso è lungo, ricco di inciampi, di enjambement bruschi o ben calibrati a seconda del ritmo cercato, con incisi e punte liriche che sorprendono il lettore o lo riportano dalla fiaba al reale e viceversa. Testi che sono, come scrive Alberto Pellegatta scavati nella vita che, come sappiamo, non sempre è generosa:
“bisognava razionare il cibo per tutti e quattro
quindi era meglio mettersi subito a fare economia
delle parole
non ho molto altro da dire: ho fame”
A tratti sorprende il punto di vista di questo giovane autore come quando al contrario di Pasolini che afferma la poesia essere prodotto inconsumabile:
Non possiamo parlare di poesia come di merce. Io produco una merce che è in realtà inconsumabile. Pensa che a un certo punto arriva in Lombardia un uomo che inventa un paio di scarpe che non si consumeranno mai più. Pensa alla rivoluzione che succederebbe. Io produco una merce che dovrebbe essere la poesia che è inconsumabile. Morirò io, morirà il mio editore, morirà il capitalismo, moriremo tutti noi, morirà tutta la nostra società, ma la poesia resterà inconsumata. Pier Paolo Pasolini
lo smentisce in tre versi:
“ieri sera ho consumato un prodotto culturale
con lei: anche la poesia è una
merce replicabile.[…]”
Quella di Antonio è una poesia coraggiosa, ha il coraggio della verità cruda che si mescola alla fiaba, non alla finzione, ma a un racconto mitico in cui le tigri mangiano dalle tasche, le foglie vengono riattaccate agli alberi, c’è qualcuno che si imbarca per scrivere su Marte, i mostri ti seguono ovunque ed è possibile parlare con gli alberi.
È quasi un grido d’aiuto, la ricerca di una luce in una foresta buia, come direbbe Ungaretti una poesia che ben conserva il suo mistero:
“Qualsiasi cosa accada nella notte
resisti”

Castiglione del Lago, 18 maggio 2017
C’è un punto terribile della vita in cui si nasce con violenza, in cui maturano di noi parti gettate fuori velocemente. In quel punto della vita non si è più capaci di dormire come nel grembo materno, non esistono nidi, non esiste incoscienza, si perde, forse per sempre, quella sensazione flottante di culla, quel peso di neve appena nata che ottunde i sensi. Vedi tutto e quel tutto poi altro non è che il niente, la distanza tra ciò che sei e ciò che vivi, il peso enorme dell’incolmabilità, il dolore profondo del fraintendimento, lo sfinimento dello stare in piedi, vigile, di non poterti abbandonare più a tutto quello che non eri.
Poi si torna a essere conchiglia: all’improvviso un tuffo, la risacca e l’eco di oceani lontani tra le proprie spire.
diodora cesellata –
tra onda e onda cela
il suo bel canto
(nanita)
*
L’Haibun è un componimento costituito da parti in prosa intercalati da Haiku.
In genere nella parte narrativa vengono descritti momenti speciali di una persona, come ad esempio un viaggio. Il testo in prosa è asciutto, essenziale, semplice.

in un sussurro
si flettono gli eriofori –
l’eco del vento
※
tra gli asfodeli –
quanto amore donato
in un silenzio
※
al tuo disperderti
fioriscono i bei monti –
mille preghiere
*
ridendo assieme
della morte al telefono
– una farfalla
※
prendo la tua mano
sfiorisce il gelsomino
tra dita e dita
※
fresco ruscello –
ci rende la tua voce
l’eco dei monti
*
nell’aria limpida
parole di commiato
prendono il volo
※
la prima neve
sui prati a Vallonina
scrive il tuo nome
※
l’ombra del vento
tra i pascoli fioriti
sussurra un canto
*
la tua risata
porgendomi una noce
diventa supplica
※
versi di cielo
azzurro d’occhi limpidi
sul monte Tilia
※
mille papaveri –
riappare il tuo sorriso
tra i campi d’orzo

Su Periscopio online nella rubrica “Parole a capo” curata da Pier Luigi Guerrini sono apparse alcune mie poesie edite (tratte da “L’evidenza del vuoto”) ed inedite che spero vogliate leggere.
n a n i t a
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.