Le regole della rosa (Emilio Paolo Taormina)

copertina2-618x1024La  rosa è metro atemporale dell’amore, orologio senza lancette scandito dai ricordi, dalle abitudini, dagli attimi sorpresi nel fluire degli eventi.

afa-

     i tocchi

        delle campane

sono svogliati

come petali

             che cadono

In questa clessidra atipica i frammenti poetici di Emilio Paolo Taormina si susseguono e scorrono come granelli di sabbia; gli uni legati agli altri eppure gli uni indipendenti dagli altri: mimano all’unisono lo slancio del fiume verso il mare pur mantenendo ognuno una propria originale autonomia.

È una cifra stilistica personalissima e inconsueta che si definisce anche visivamente attraverso la pausa, scandita da continue spaziature, e versi brevissimi costituiti spesso da un’unica parola. L’andamento filiforme e verticale del verso rende il frammento poetico uno strumento ottico di precisione attraverso cui le immagini visive delle metafore ci introducono dolcemente nello spazio simbolico dell’autore: una stanza in bilico tra realtà e metasogno “una mano/ per fumare/ una sigaretta/  l’altra /per reggere/ il mondo”.

Proiettati nel paradigma poetico dell’autore ci si muove piano, con circospezione, attenti a non cadere su gli andare a capo che ci impongono di fermarci, riflettere, ripensare ogni parola, ogni significato con l’andamento spaziale e temporale personalissimo di una poesia che guida l’immaginazione. Eppure la levità del verso e la trasparenza delle immagini lasciano un margine di sospensione ampissimo entro cui ci si può perdere con le proprie memorie fuse a quelle dell’autore, entro cui le immagini, le cose, i nomi e i significanti assumono nuovi significati e più ampi spazi di percezione.

              marzo

    volge al termine

vedo alle mie spalle

      tanti aprile

svaniti

        come rugiada

    del mattino

migliaia di anni

    sono sommersi

in un sonno

          profondo

un soffio

        silenzioso

di clessidra

Luoghi atemporali, fusi di memoria su cui la lana del tempo si avvolge al ritmo della parola poetica. Compagna per la vita la solitudine è una presenza che, seppure poco nominata, impregna la carta, le parole,  l’inchiostro. Lei stessa musa perché induce al colloquio interiore, alla riflessione, all’ascolto, all’attesa: non la si può ignorare pure entro questi spazi così visibilmente colmi di vita e di presenze discrete, è una regìa occulta che muove i passi del poeta attraverso un ritmo di malinconia, una maglia entro cui si impigliano i versi della vita.

la solitudine

    ha impigliato

le unghie

           nella lana

di un tenero

              sguardo

ho freddo

Silenzi, malinconie, solitudini sono acque calme passeggere che non turbano la quiete apparente dei vissuti. Domina l’eterna meraviglia, bambina che non smette di giocare col pensiero, copula dell’immaginazione: il verso è un angolo visuale sempre nuovo che si muove attraverso la natura, i ricordi, l’andare del mondo, senza perdere quella  freschezza che consola. Si morde la polpa del verso a piccoli colpi, finché d’improvviso non s’intravede il nocciolo: è lì, duro e rugoso, nella sua cruda concretezza, ne intuiamo la mandorla che non ci è concessa, sappiamo la sua forma ma non ci è dato di saggiarne l’amarezza.

 I bambini

    si rincorrono

come ombre

       nella sera

passo fra loro

   non si accorgono

che anche io

            sto giocando

Resta la dolcezza di questo svelamento. La poesia è un frutto maturo da cui possiamo attingere, da cui possiamo trarre nutrimento, ma è anche albero che tiene il mistero della sua nascita racchiuso nel mallo e non sappiamo mai davvero quando e come fiorirà.

               pudica

la vecchia cagna

           vera

        ogni anno

usciva fuori

dalla coperta

            di terra

 e fioriva

   con le orchidee selvatiche

Le regole della rosa ci restano ignote, i loro petali sono misura di solitudini, di quei silenzi fecondi che sanno fiorire, maturando la bellezza senza svelare  mai del tutto il loro mistero.

nel giardino

           di dicembre

fioriscono

            le rose

un tempo

        le raccoglievo

per portarle a te

ora petalo

              a petalo

cadono vanamente

       nel fango

 

[ n a n i t a ]

14/03/2016


 

Biografia autore

emilioEmilio Paolo Taormina è nato a Palermo nel 1938, Sue opere sono tradotte in albanese, armeno, croato, francese, inglese, portoghese, russo, spagnolo e tedesco. È presente in antologie e riviste internazionali. Pubblicazioni recenti: Archipiélago, traduzione in spagnolo di Carlos Vitale, editore: Plaza&JanesEditores, Barcelona 2002; Magnolie, traduzione in armeno di HakobSimonyan, Erevan 2007; Lo sposalizio del tempo, Edizioni del foglio clandestino, Sesto San Giovanni 2009, ristampa ampliata 2011; Inchiostro, (racconti), Edizioni del foglio clandestino, Sesto San Giovanni , 2011; Le regole della rosa, Edizioni del foglio clandestino, Sesto San Giovanni, 2014. Su quest’ultima opera poetica Massimo Barbaro ha scritto una breve nota dal titolo Il bordo tagliente del silenzio.


 

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2 pensieri su “Le regole della rosa (Emilio Paolo Taormina)

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