
Edito da Terra d’ulivi edizioni nel 2018, Il suono del grano di Mariangela Ruggiu è una raccolta di oltre centoventi poesie che portano la voce inconfondibile di un’autrice sarda il cui valore si è andato consolidando nel tempo, anche durante anni di lunga pausa a cui sono seguite più mature e consapevoli pubblicazioni.
Il suono del grano, bellissimo ed evocativo titolo, è una metafora che indica l’indicibile, l’impalpabilità della poesia e l’invisibile bellezza che si può cogliere solo con il cuore. In una parola, l’essenza poetica. Ma è anche un filo conduttore, una lunghissima traccia che percorre tutta la raccolta fino alla fine, fino alla chiusa, quasi che l’autrice abbia voluto lanciare un messaggio che ci è dato scoprire grazie alla nostra sensibilità di lettori.
Il suono del grano è la voce della poesia, voce che emerge solo dopo aver fatto spazio, solo dopo aver messo da parte l’io per rendere il dono:
“tolgo l’io che si fa padrone del significato/ come se fosse mia la poesia/ e non un dono che diviene…”
“niente resta di me, solo un corpo posato/ come il vestito sulla sedia”
“vorrei la neve, e tutto sparire/tornare al mio sonno…/ dimenticare il corpo/ entrare nel niente”
Ma è anche ciò che viene prima di ogni cosa, perfino prima della parola:
“c’è bellezza che è prima della parola/come germe nel grano, profumo nel pane”
ed è volo, germogliar di ali, vortice ellittico di elevazione, rinascita e trasformazione:
“poi un giorno di marzo/ sentii un germogliare di ali/il cielo aprì l’abisso”
” essere totale assenza non mi dispiacerebbe/ e lasciare tutto lo spazio a fioriture di rose antiche”
ed è anche una dichiarazione di poetica, umiltà di chi sa che la poesia è un vento che va e viene, e il poeta uno strumento:
“non voglio scrivere una poesia/ voglio vedere/ voglio sapere/ senza la rima/ senza il metro/ senza armonia…”
“apetto che diventi una poesia/ questo senso gravido del silenzio/ non mi aspetto che sia una cosa buona/ neanche che illumini, che salvi qualcuno/ che curi una ferita e , ancora meno, che faccia / di me un poeta”
alla fine una dichiarazione di sconfitta, di questo senso di incompiuto di insoddisfazione che spesso pervade il poeta, perchè non ci sono parole per ogni cosa…
“non ci sono parole/ che abbiano il suono del grano//ci sono poesie/ che non si possono scrivere”
Ma Il suono del grano è il calore della lingua materna, il fine ordito della lingua della poeta in questa bellissima raccolta che si è fatta tela in ricami nascosti perchè “si arrivi all’amore tramite l’amore”:
“io vorrei, la mia mano sulla tua/ lasciarti il calore del fuoco/un cibo dolce, la voce della Madre”
“ma tu mi chiami con questa voce che diventa/ un cordone ombelicale, e invoca nutrimento,/ così ti penso, e provo a farmi cibo di parole…”
Mariangela Ruggiu con questa ultima raccolta si conferma fine poeta che possiede il linguaggio delle donne e lo rimanda ad altre donne, a uomini che conoscono e riconoscono la lingua della Madre e il suo mirabile canto e suono…
cosa muova l’onda
se fosse mancanza si stupirebbe il mare
si leva dal profondo
come volesse penetrare ilmcielo
s’inarca e si posa
veste gli scogli e li spoglia
cosa muova l’andare e il ritornare
quale fame, quale assenza
non chiedere il senso dei passi
che vanno a te per ritornare
come se fossi tu scoglio
io il mare
due che si amano
camminano vicini
anche senza che si sfiorino
o si guardino
lo vedi che si amano
dal passo sincrono
camminano sul bordo della guerra
e con la mano accostano
i lembi delle ferite
non fuggono
vanno con passo fermo
e con le macerie dentro gli occhi
il mondo ne vede due
eppure è Uno
piove
senti la gioia degli alberi
ridono anche quelli senza foglie
ieri
la gola era senza voce
la pelle ruvida
gli occhi pieni di sale
ora scorre acqua su di me
come nelle strade lucenti
mi attraversa come fossi terra arata
diventa il mondo
questo grande utero
e noi nasciamo ridendo
aspetto che diventi una poesia
questo senso gravido del silenzio
non mi aspetto che sia una cosa buona
neanche che illumini, che salvi qualcuno
che curi una ferita e, ancora meno, che faccia
di me un poeta
sarà scandaloso anche il nome di poesia
ma non so come chiamarla
questa voce che viene da lontano
e mi attraversa come il sangue
scortica ogni mia parola, e la mia pelle
ed ogni volta è solo un tentativo
non so con quali parole raccontare
non so se ce ne sono
per questo brivido
quando tocco l’Essere delle cose semplici
e suona, come scorre l’acqua nei ruscelli
Mariangela Ruggiu è stata pubblicata svariate volte nel blog Poesie sull’Albero da cui puoi leggere una selezione di inediti

Ti ringrazio, Valentina, di questa bella lettura, approfondita ed accogliente, de Il suono del grano; grazie della tua disponibilità e di questo spazio prezioso.
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Grazie della tua presenza Mariangela, sono felice che tu sia qui e spero in un futuro incontro dal vivo prima o poi. Un caro saluto, Valentina
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