Dopo una lunga pausa Komorebi ni nureru Italian Journal esce con un numero doppio, solo in versione digitale e gratuita, una selezione di venti haiku tratti dalla pubblicazione “Gli haiku del corpo” di Germano Innocenti tradotti in inglese da Matteo Curtoni. Le fotografie all’interno sono di Annalisa Marino.
After a long pause, Komorebi ni nureru Italian Journal presents a double issue, only in digital and free version, a selection of twenty haiku taken from the publication “Gli haiku del corpo” by Germano Innocenti, translated into English by Matteo Curtoni.The photographs inside are by Annalisa Marino.

La rivelazione del corpo come paesaggio
Secondo Basho l’Haiku è ciò che sta accadendo, proprio qui, proprio ora. Questo vuol dire che l’Haiku inizia sempre con un’esperienza, di qualunque tipo ma è la radice da cui germogliano i versi, il momento da cui l’esperienza personale si trasforma in opera d’arte.L’esperienza contiene la verità dell’haiku e può assumere molteplici forme: può essere un’azione o un evento a cui si è effettivamente assistito o partecipato, qualcosa che riguarda la nostra memoria ma può essere anche qualcosa che ha a che fare con l’immaginario, ci ricorda Jim Kacian nel suo “How to haiku”. Certamente la natura è una protagonista importante della poesia Haiku e il poeta deve saper entrare in risonanza con essa, saper diventare un tutt’uno con il contesto naturalistico nel quale l’esperienza si svolge (shizenkai) per creare una sorta di identificazione. Quelli dell’Haiku sono momenti in cui il poeta perde la coscienza di sé a causa di un’identificazione con il suo soggetto. All’esperienza e a quella caratteristica che abbiamo definito precedentemente “aquihoriedades” deve aggiungersi una rivelazione: questa è la caratteristica che distingue un buon haiku da una semplice elencazione di eventi naturali. Rivelazione che non è novità ma rinnovamento, qualcosa che ci è familiare ma che vediamo con occhi diversi o che cogliamo con una diversa sensibilità. In questa collezione Germano Innocenti si identifica con il paesaggio e l’esperienza dell’istante d’illuminazione fino al punto da rivelare il suo stesso corpo come paesaggio. Da questo momento l’esperienza porta in sé l’orma del corpo ma anche dell’immaginazione e della memoria, qui l’esperire ha una triplice connotazione e si svincola dall’usuale visione che comunemente adottiamo nei confronti delle nostre percezioni corporee. Il poeta rivela il suo salto tra realtà e istante creativo sciogliendo ogni confine tra paesaggio naturale e “paesaggio corporeo” fino al punto da mettere a nudo il proprio cuore che si rivela non essere altro che un nodo di legno scioltosi al sole.
(Valentina Meloni, 8 agosto 2020)