Il sogno di Hokusai

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Prosegue la rubrica Un libro sotto l’albero in collaborazione con Libriparlanti books & coffee . Oggi parliamo di un albo illustrato per estimatori: Il sogno di Hokusai di Ilaria Demonti prodotto e distribuito da Skira KidsKatsushika Hokusai non avrebbe bisogno di presentazioni ma, per chi non avesse dimestichezza con il genere, ricordiamo che fu uno dei più importanti pittori e incisori giapponesi. Nato a Edo, la vecchia Tokio in un giorno imprecisato tra ottobre e novembre del 1760, muore dopo una vita movimentata nella sua città di nascita all’età di ottantanove anni, il 10 maggio.

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Di lui conoscerete senz’altro La grande onda di Kanagawauno dei suoi dipinti più celebri, e La vecchia tigre nella neve, dipinta dall’artista tre mesi prima della morte, una sorta di autoritratto ironico che pare essere il manifesto della curiosità e dell’entusiasmo di questo grande vecchio sul punto di spiccare, come l’animale nella tela, un nuovo balzo verso la conquista dell’arte suprema.

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17b« Dall’età di sei anni ho la mania di copiare la forma delle cose, e sono cinquant’anni che pubblico disegni ma, tra quel che ho raffigurato, non c’è nulla degno di considerazione. A settantatré anni ho a malapena intuito l’essenza della struttura di animali e uccelli, insetti e pesci, della vita di erbe e piante e perciò a ottantasei progredirò oltre; a novanta ne avrò approfondito ancor più il senso recondito e a cento anni avrò forse veramente raggiunto la dimensione del divino e del meraviglioso. Quando ne avrò centodieci, anche solo un punto o una linea saranno dotati di vita propria. Se posso esprimere un desiderio, prego quelli tra lor signori che godranno di lunga vita di controllare se quanto sostengo si rivelerà infondato. » (Katsushika Hokusai, postfazione di Cento vedute del Monte Fuji, 1835)

Hokusai, straordinario artista giapponese, in settant’anni di attività lascia, come testimonianza della sua meravigliosa opera, migliaia di lavori tra dipinti, stampe, libri illustrati, manuali per pittori e artigiani.

La sua vita, altrettanto straordinaria, è stata sempre un anelito e una ricerca incessante di libertà di espressione e di vissuto. Lo testimonia anche questo bellissimo albo illustrato (non solo per bambini) che prende in prestito al Giappone uno dei suoi simboli più antichi e potenti per tratteggiare questa importante caratteristica: la libellula.

Ci sono circa 190 specie diverse di libellula in Giappone e, sin dai tempi antichi, sembra che l’uso di immagini di questo insetto – che si nutre di insetti dannosi alle piantine di riso – sia stato considerato di buon auspicio per il raccolto. Considerate che il primo nome ufficiale del Giappone fu Akitsu Shima, ovvero “l’isola delle libellule.” All’interno del Nihon Shoki (La Cronaca del Giappone, scritto nell’anno 720) – la storia del Giappone antico – sono menzionate le libellule, il cui nome a quel tempo era akitsu. La Cronaca racconta che il primo imperatore giapponese, Jimmu Tenno, si arrampicò su una montagna nella regione di Yamato (oggi la prefettura di Nara) e, una volta raggiunta la cima, osservò la terra di cui lui era imperatore e disse: “la forma della mia nazione è simile a due libellule in amore.” La Cronaca racconta anche la storia di quando Yuryaku Tenno (il ventunesimo imperatore giapponese) era a caccia nei pressi di Nara ed un tafano lo punse sul braccio. In quel momento una libellula scese in picchiata sul braccio dell’imperatore e catturò il tafano. L’imperatore rimase sorpreso al punto da chiamare quella zona Akitsu-no (letteralmente, la regione delle libellule).

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In esergo la citazione è di una poeta giapponese del periodo Edo, Fukuda Chiyo-ni (1703-1775)conosciuta come una delle più grande hajin donne (compositori di poesia haiku). Pensate che iniziò a scrivere haiku alla tenera età di sette anni e già a diciassette era diventata molto popolare in tutto il Giappone per la sua poesia. Famosi suoi versi sul convolvolo tanto da diventare il fiore preferito della gente della sua città Matto, odierna Hakusan.

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asagao ya tsurube torarete morai mizu

il convolvolo!
il secchio del pozzo avviluppato
acqua in prestito

 

 

Dopo questa lunga ma necessaria digressione torniamo al nostro Hokusai…In breve la sua vita.  Già nelle prime opere, risalenti al periodo Shunro (1779-1794), è evidente la forte personalità dell’artista e la formidabile capacità di esprimere con poche linee nette e decise il carattere dei personaggi.Dopo gli anni di apprendistato, Hokusai si lega ad un gruppo di letterati, cominciando, a sua volta, a scrivere delle poesie. Il suo stile assume delle connotazioni più languide, quasi malinconiche, i suoi personaggi si dimostrano più distacccati dalla realtà e venati da una vena di malinconia perenne: la sua arte si fa così più fortemente introspettiva ed intimista. Nel 1798, quando ha trentott’anni, Hokusai lascia l’atelier Tawaraya e si afferma come artista indipendente, assumendo il nome con il quale è universalmente noto: Hokusai (studio della Stella Polare). La sua arte si affina: lo studio psicologico dei personaggi si fa più attento e nei paesaggi si nota l’influenza della prospettiva occidentale. In tutta la sua opera permane quel senso di lieve malinconia, una sorta di lirismo toccante e fuggevole che emerge dalle scene di vita, ritratte con pochi tocchi magistrali. Hokusai, consapevole delle proprie capacità, esibì, in diverse occasioni, comportamenti alquanto bizzarri ed eccentrici, come quando, su una superficie di 350 metri di fogli di carta stesi per terra, si mise a tracciare segni con una scopa inzuppata in un mastello di inchiostro davanti ad un pubblico sbigottito; solo quando il dipinto fu montato su un pannello, appareve la figura di Daruma, il fondatore del Buddismo Zen. Una performance da action painting ante litteram, che testimonia la prepotente individualità dell’artista giapponese. Hokusai continuò a dipingere fino ad oltre i settant’anni di età, ricercando nuove visioni, sperimentando nuovi stili e tecniche, convinto di poter ancora migliorare e perfezionare la propria arte.*

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In questo albo illustrato, che è una meravigliosa metafora della vita e della ricerca della felicità, si tratteggia una piccola favola. Hokusai si addormenta con il pensiero di disegnare una libellula. Nel sogno insegue la libellula e ne va in cerca chiedendo prima alle foglie d’autunno, poi alla luna, alla farfalla, alla civetta, alle lepri, alle gru, alle ranocchie, alla carpa, al pescatore e infine alla Geisha. Tutti personaggi questi, ritratti nei suoi dipinti e nelle sue incisioni… Ognuno di loro risponde – con piccole rime, racconti e poesie- ad Hokusai di cercare la libellula altrove fino all’incontro con la Geisha.

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Solo allora la ragazza svelerà il segreto per poter prendere la libellula con queste parole:

“Una libellula per riuscire a disegnarla devi solo liberarla”

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Sarà forse questo il segreto della felicità?

Certamente la libellula è anche un alter ego dello stesso Hokusai. Chissà se Ilaria Demonti per questo testo non si sia ispirata al celebre racconto  del filosofo e mistico cinese Zhuāngzǐ o Chuang-tzu, che riporto brevemente qui: Chuang-tzu e la farfalla.

Un tempo Chuang-tzu si vide, in sogno, come una farfalla. Si vide come una farfalla che volteggia liberamente, e si diverte. Non sapeva di essere Chuang-tzu. All’improvviso cominciò a percepire altre sensazioni, e si sentì di nuovo Chuang-tzu. Tuttavia, non sapeva se era Chuang-tzu che si era visto in sogno come una farfalla, o se era la farfalla che si era vista in sogno come Chuang-tzu. (dal testo daoista Zhuāngzǐ, nel capitolo Sull’Organizzazione delle Cose)

Sin dai tempi antichi, la libellula è vista dai giapponesi come una creatura di grande bellezza e un simbolo di forza interiore. In passato le libellule venivano chiamate anche kashimushi, che significa letteralmente insetto vincente, e questo nome è dovuto al fatto che le libellule volano sempre avanti e non retrocedono mai. Una qualità particolarmente apprezzata dai guerrieri samurai. Per questo motivo si trovano spesso decorazioni a forma di libellula sugli elmi dei samurai, sugli elmetti dei militari e nei simboli di alcune famiglie nobili. La libellula però simboleggia anche la metamorfosi, prima di avere le ali infatti è una larva che nasce negli stagni. Ed Hokusai durante la sua vita ebbe moltissime trasformazioni artistiche cambiando nome d’arte innumerevoli volte. La sua metamorfosi prese forma stabile con Hokusai ma fu solo uno dei suoi pseudonimi più conosciuti. Egli, infatti, pensava che l’opera stessa dovesse parlare per l’artista e non la sua forma. In pratica lo stile doveva essere così riconoscibile e ben fatto che quello sarebbe bastato a farlo riconoscere. La libellula , inoltre, è conosciuta anche come un piccolo drago, si crede infatti che al suo interno vi sia intrappolato un drago… Il drago è anche il simbolo di Hokusai che nasce, come me (!), nell’anno del Drago.

Chissà se i bambini sapranno apprezzare di più la libellula dopo questa lettura…

Un piccolo insegnamento zen adatto ai bambini ma anche agli adulti, una favola ispirante come ispirante la vita di questo grande artista, mirabilmente narrata in un altro libro meraviglioso, in pratica l’autobiografia immaginaria di Hokusai, che ho appena finito di leggere e di cui vorrei parlarvi più avanti”Hokusai, dita d’inchiostro”  di Bruno Smolarz.

Nell’attesa andate a curiosare questo prezioso albo illustrato e regalatelo a chi avete a cuore.

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*(tratto dal sito barbarainwonderlart)

 

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