Le regole del controdolore

illustrazione originale dell'autrice

illustrazione originale dell’autrice

Un nuovo libro prende vita…

progetto che richiede la vostra presenza, perché il poeta senza voce non può esistere ma la poesia esiste anche contro la volontà del poeta ed è il lettore che, con la sua attenzione, fa sì che la poesia viva.

Le regole del controdolore obbedisce a quel bisogno connaturato in ogni individuo di trovare un antidoto alla sofferenza. Una necessità che si perpetua attraverso i secoli ma che trova proprio nella sua impossibilità di accoglienza la vera forza. Non esiste, infatti, un antidoto al dolore e l’idea di poter stilare una lista di regole per disfarsene è un artificio letterario che consente all’autrice di inoltrarsi con delicatezza in quelle profondità mai dette dove, il dolore, ama nascondersi. In quegli spazi fanno capolino personaggi fantastici e passaggi di vita vissuta in una mescolanza di fantasia e realtà che sconcerta per l’apparente semplicità di contenuto e linguaggio. Quest’ultimo si adatta, infatti, ai personaggi naïf, a volte fiabeschi, che popolano i versi e le visioni di questo “mondo altro” in cui cercare una via di redenzione. In questo viaggio metaforico circolare alla ricerca di una risoluzione la poesia diventa un potente strumento di riflessione che lascia costantemente a mani vuote. Ma è un’ inutilità solo apparente che mette radici fittissime attraverso il fiorire di continui punti di domanda. Del resto, già dopo poche righe, si arriva alla conclusione che la poesia non dà risposte e non intende farlo, non offre soluzioni e neppure è in grado di salvarci.

La meta di questo viaggio è l’incontro con Dio, un dio con la d minuscola però, che ruba il nome a Gianni Rodari, l’aspetto al Piccolo Principe e l’identità a quel dio che Palazzeschi ebbe l’ardire di dipingere con ironia. Il desiderio di raggiungere una divinità che non è in grado di dare conforto è, in realtà, una molla che spinge la psiche a inoltrarsi nei territori della sofferenza. Luoghi entro cui possono affiorare, inaspettatamente, l’unicità del mondo e la sua bellezza, cose che, sebbene non ci appartengano, sono le sole in grado di proiettarci nel futuro. Una contraddizione che si percepisce con difficoltà perché gli eventi drammatici sono solo sfiorati con la parola. L’autrice non intende soffermarsi sulla sua vita privata ma se ne serve per scandagliare, attraverso la propria esperienza, quei luoghi interiori comuni a ogni uomo che, per riservatezza, vengono ignorati o, all’opposto, affidati a parole che ne amplificano l’importanza e la sofferenza. A completare il linguaggio simbolico alcune illustrazioni tra l’ironico e il surreale accompagnano il lettore entro i confini di un mondo onirico difficilmente decifrabile senza l’ausilio dell’ immaginazione. Le stelle, la luna, i sogni, pianeti e poesie erranti, bambine fantasma che ci invitano a giocare, un omino dei sogni che si prende cura di noi, distratto e molto lunatico, proprio come quell’essere che ci abita e che giornalmente tentiamo di avvicinare senza mai davvero riuscirvi.
Questa è una poesia che fa dell’ingenuità la sua forza motrice, una poesia che non tocca il cielo, fatta di versi piccolissimi che potrebbero fare concorrenza a una formica; che dialoga costantemente con poeti, pittori, persone, luoghi, libri; una poesia che l’autrice non ha neppure il coraggio di definire tale ma che riesce a esistere oltre ogni definizione, persino contro la stessa volontà del poeta che qui appare come puro strumento di trasmissione…
Versi che hanno ali e piedi per andare lontano… ma lontano dove? A questa domanda ogni lettore sarà chiamato a dare la propria risposta perché se anche una sola, minuscola, tra queste poesie, si appunterà sul cuore di qualcuno, persino il dolore, allora, avrà avuto motivo di esistere.

Grazie di cuore a chi vorrà leggermi
n a n i t a

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Un pensiero su “Le regole del controdolore

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