Pubblicato da Nulladie Edizioni nella collana I Saggi, in agosto 2020, Eppure ancora i nespoli – dissertazioni sullo Haiku di Antonio Sacco è un libro ibrido che si pone a metà tra il saggio e la silloge poetica.
Antonio Sacco esordisce con questa prima pubblicazione monografica che si può dividere idealmente in tre parti.
La prima in cui raccoglie cinquantotto haiku commentati singolarmente, ed è la novità di questo libro in cui anche un lettore neofita e che non sa nulla di haiku può sperimentare la loro lettura in maniera più precisa e competente, profonda.
Nella seconda parte, invece, Antonio raccoglie i vari saggi e articoli sullo Haiku che ha scritto e pubblicato nel corso di questi anni. I saggi e gli articoli che compongono la seconda parte del libro sono tutti corredati da esempi e presentano haiku di maestri o di haijin contemporanei o dello stesso Antonio, a dimostrazione delle tesi proposte.
La terza parte accoglie sei haibun o scritti haikai: tre sul suo viaggio in palestina; uno sul viaggio in Norvegia; uno sulla poesia haiku e l’ultimo descrive ambientazioni familiari.
Il titolo del libro prende spunto da un haiku dedicato ad un caro amico scomparso che ricorda molto un haiku di Kobayashi Issa:
Mondo di sofferenza:
eppure i ciliegi
sono in fiore.
La prefazione scorrevole e accurata è opera di Matteo Contrini. Ad apertura di quest’ultima campeggia una domanda che vorrei girare ai lettori, la domanda è la seguente:
“se i grandi poeti italiani del passato avessero sperimentato la via dello haiku, di quali risultati ne avrebbe giovato la nostra letteratura?”.
Di questo libro ciò che ho amato di più sono proprio gli haiku che, naturalmente io avevo già letto e conoscevo, perchè seguo Antonio da diverso tempo- Ma trovarli raccolti tutti assieme e poterli sfogliare è decisamente un dono a cui non ci si può sottrarre.
Personalmente ho trovato apprezzabili i commenti anche se, probabilmente un lettore più esperto vorrebbe farne a meno, tentando di scoprire da sè quale poetica percorre il nostro Antonio. Vorrei per questo riportare gli haiku che più mi hanno colpita, senza alcun commento, lasciando al lettore il gusto della scoperta e della bellezza pura, priva di appendici.

tra cento primule
un fiore senza nome
si schiude all’alba
l’ombra di un pesco
accarezza la mia
nel plenilunio
una libellula:
nelle sue ali un lampo
d’arcobaleno
spaventapasseri —
proprio lui depredato
per esser nido
senza commiato —
eppure ancora i nespoli
stanno fiorendo
la foglia secca
somiglia a una farfalla
poi — la caduta
notte d’inverno —
riflesso in una pozza
il firmamento
In conclusione l’opera di Antonio percorre le tappe di uno studio e di un percorso sulla via dello Haiku e questa è una constatazione palpabile attraverso la lettura di questo testo.
Antonio ha abbracciato la via dello Haiku attraversando vari aspetti della cultura giapponese (praticando origami, suseki, bagni di foresta, contemplazione della natura, Kinstugi etc…) , per questo ritengo il suo approccio, tra i più autentici che io abbia mai incontrato.
E spero, un giorno, di ricevere in dono uno dei suoi bellissimi origami o di riuscire a replicare una delle sue bellissime gru di carta… Magari ci riuscirò alla millesima con la quale poter regalare a qualcuno un desiderio da esprimere come nella leggenda delle mille gru di carta…