Gabriella Maleti ci ha lasciato il 27 marzo 2016, se ne è andata silenziosa e gentile dopo una lunga tenzone con la vita e una coraggiosa partita a scacchi con la morte. Mai pacificata, mai soddisfatta, Gabriella ha sempre interrogato la vita con timore, con rabbia, con l’umiltà di chi sa di non sapere: ne ha esplorato le pieghe dolorose, l’ha sbeffeggiata, l’ha subita, ha approfittato delle sue debolezze, è penetrata nelle sue crepe, confondendosi in essa l’ha catturata, incatenata in una scrittura che riproduce le rugosità, il calore, il nonsenso dell’esistere. Il suo lavoro poetico negli anni è divenuto un punto fermo e uno stimolo per tutti noi che frequentiamo l’Area di Broca. La sua forza, la sua sincerità, il suo calore magmatico ci hanno fatto capire in che modo l’arte sia essenziale al vivere…[Paolo Pettinari]
È Paolo Pettinari ad aprire il numero 102/103 de L’area di Broca interamente dedicato a Gabriella Maleti. Seguono una sua Bio-bibliografia-videografia , degli estratti dalle sue raccolte di poesia e prosa, le sue fotografie, un’antologia critica e alcune testimonianze di amici e persone che le sono state vicine.
Nel fascicolo c’è una piccola poesia che ho scritto per Gabriella quando ho saputo che ci aveva lasciati. Non sono riuscita a scrivere altro perché mi è mancato il tempo di poterla conoscere meglio, perché spesso la tristezza non si pronuncia e non ha parole per dirsi e perché forse, a volte, non c’è nulla da dire, semmai si affina l’ascolto verso un tempo che non ci è stato concesso; ma conservo alcuni ricordi e questo numero della rivista mi ha permesso di conoscerla meglio. Tra le testimonianze ho molto apprezzato quella di Antonella Pierangeli che ringrazio per averci voluto fare partecipi di un rapporto di amicizia così profondo, intimo e consolante. Attraverso gli stralci di alcune lettere del loro carteggio durato venticinque anni ho scoperto una Gabriella affettuosa e materna, protettiva e allo stesso tempo sensibilissima e fragile per certi versi. Riporto alcuni estratti del carteggio che ho potuto ascoltare commossa dalla voce di Antonella stessa e una poesia di Gabriella a testimonianza di quell’amore per la natura che l’ha caratterizzata fino alla fine e che, ancora una volta, ci lega a filo stretto.
“in questo mondo letterario ottuso, vecchio e cialtrone cosa serve in primis ad un’amicizia se non la sola sensibilità? (…) questo mio terzo “occhio”, piccola Anto, ti segue spesso e ti vorrebbe più vicina… Quello che poi ci unisce è singolare: nonostante la differenza di età a volte sembriamo bambine, bambine in un loro linguaggio, complici in un loro mondo… Insieme a te “cospiro”, sento quella vitalità che, generalmente soffocata, non mi ha mai abbandonato… Sei malata di parole, mi dici. Non senti come è bello leggere: “Sono malata di parole”. Parti da qui. Non mi deludere, se puoi. Ti sento. Lo so. Ti abbraccio e credo che non ti farò fuggire via.” (marzo 1994).
“Quanto alle mie fotografie, Anto mia cara, che tu hai descritto con tanto amoroso intelletto, esse appartengono alla natura quanto io appartengo ad essa, in un fraterno senso di integrazione e protezione, nato questo negli anni della mia infanzia e che da allora mi accompagna. Io non ho mai scordato (ed ecco il dramma o il miracolo) il tempo di quando passavo interi pomeriggi nei campi, lontano dagli uomini, ad osservare ogni erba, ogni insetto, ogni animale, ogni frutto, lontana dai miei, infelici coniugi, ciechi, forse genitori. In quella campagna ci stavo davvero bene: nessun disagio, nessuna vergogna. Lì trovavo sostentamento e protezione. (…) Quella mia grande seconda madre, alla quale subito, istintivamente, mi sono affidata. (…) Quante madri. Che non ho mai scordato. Dalle quali non mi sono mai liberata. Ma cosa vuol dire essere madre?” Cosa vuol dire essere madre?” (10 aprile 1991) (10 aprile 1991).
“La scrittura, in fondo, è una grande amante ed è ciò che ho sempre avuto quando gli altri avevano sempre qualcosa più di me. Ricorda sempre, ciò che è nato, anche nel silenzio, vive. Cerca di amarti, sempre. Baci e braci. Gabri
Giunta sin qui Da “E’ bene saperlo” (Inedito, 2014)
Giunta sin qui
– dove il miracolo della nascita si
concede attraverso il fico, la vita, i limoni
e gli ulivi (e poi gelsomini e rose):
creature mie tutte in vaso che s’innalzano
in luce, in tiepida aria –
è sufficiente che scenda tre scalini
per toccare figlie e figli,
che rendono vita all’immobilità,
partecipano dai loro minuscoli campi
all’esercizio delle loro prove.
Posso io esimermi dal portare
con il diletto della pazienza
la mia “prova”?
Giro nel piccolo cortile,
raccatto foglie, campi,
è il meglio della mia vita.
Ho conosciuto Gabriella insieme a Mariella B. tre anni fa partecipando a una delle riunioni laboratorio nella redazione de L’area di Broca a Firenze. Di lei ho amato – per quel poco che ho potuto venire in contatto -il suo essere diretta, il suo riuscire ad andare al centro delle cose, la sua sensibilità fine di persona che sa più di quel che dice, la personalità istrionica, giocosa, tuonante, ribelle agli schemi. Più tardi ho incontrato la sua scrittura e ne sono rimasta affascinata e la cerco ancora perché la sua scomparsa mi ha aperto di nuovo la porta intima del suo mondo. Di lei ricordo con affetto il sorriso profondo degli occhi. Di conoscere una persona non si finisce mai e la scrittura è quel forziere in cui si nasconde l’essenza di Gabriella. Ce ne ha lasciato le chiavi. Di questo la ringrazio, ciao Gabriella..
[ n a n i t a ]
Per chi lo desidera il numero è disponibile on line collegandosi qui
Gabriella Maleti (Marano sul Panaro, MO, 1942 – Firenze 2016) dopo l’infanzia in Emilia ha vissuto e lavorato molti anni a Milano. Nel 1981 si è trasferita a Firenze. Scrittrice, ha pubblicato libri di versi, racconti e prose letterarie. È stata inoltre fotografa e autrice di video-film, documentari e video d’arte. Redattrice della rivista “L’area di Broca”, nel 1984, con Mariella Bettarini, ha fondato e per tutta la vita ha curato le Edizioni Gazebo. È presente in molte antologie e rassegne di poesia e di narrativa contemporanea.