Quella lingua

Questa è lingua che adoro! La lingua che non vogliamo dimenticare… la poesia della terra scritta sulle rocce e sulle foglie!

Tiziano Fratus oltre che poeta e cercatore d’alberi è un traduttore di pensieri, forse non lo sa che quando parla è la voce di molti che non sanno ancora decifrare le loro emozioni…

Gli alberi vivono una vita parallela. Se andiamo in un parco nessuno ci insegna a distinguere specie da specie.         I giovani e gli anziani, sono questi gli esseri umani che ascoltano la lingua di Dio sibilante fra le cortecce, che si sgrammatica nelle foglie che l’autunno semina nei parchi e nei viali, il loro sguardo gioioso e malinconico si mischia, si confonde, accarezza i tronchi, le chiome, le ramificazioni, dialogano. A noi che viviamo nell’età di mezzo, nell’età dove la vita ci fa tuffare nella mischia, resta poco tempo, troppo poca attenzione per quello che ci circonda, e così dimentichiamo la lingua naturale della divinità. Ma non per sempre, resta sottotraccia, meglio, sottopelle, col tempo riaffiora. Col tempo la rimastichiamo, ritorniamo a respirare aria, a emettere radici.

(Homoradix)

Quella lingua.

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